Desidero puntualizzare alcuni aspetti della vicenda che mi ha visto e mi vede protagonista: quella dell’ “imbroglio” perpetrato ai danni dell’organizzazione della Maratona di Roma.
Non voglio sottrarmi alle responsabilità di un comportamento scorretto, ma esporre le circostanze che mi hanno spinto ad attuarlo.
Come ho avuto modo di spiegare ad Enrico Castrucci in persona in una telefonata due giorno dopo la Maratona, come è stato pubblicato sul nostro sito ( non abbiamo a disposizione quotidiani e riviste, pertanto questi sono i mezzi di cui disponiamo per comunicare), e come ho scritto a te in una mail indubbiamente tardiva, dopo un lavoro di otto mesi fatto di contatti con vari organi istituzionali iracheni ( lavoro di cui ti ho consegnato documentazione ) per avere nostri ospiti atleti per correre la maratona di Roma, a quindici giorni dalla corsa ci sono stati segnalati questi tre ragazzi iracheni che di certo non erano atleti di primordine, ma erano in grado di portare a termine la maratona e per il contenuto simbolico questo era sufficiente
Poi il giorno della gara: appuntamento a Caracalla per la consegna dei pettorali, uno dei tre non c’è, riesco a contattarlo telefonicamente e mi dice che non sta bene e non se la sente di correre. Pochi minuti per decidere, per non buttare mesi di impegno, per mantenere alta l’attenzione su un progetto al quale crediamo con tutti noi stessi.
E allora si, l’errore, lo richiamo e gli dico che corro per lui ( ma solo per lui, non per altri quattro!) e di aspettarmi alla fine.
Anche il giorno dopo non ammetto l’errore: è come trovare un bambino con le dita nel barattolo della marmellata che nega, non è bello ma credo che sia umano!
Poi le spiegazioni di cui sopra e la volontà di farci ri-conoscere soprattutto coi fatti: siamo andati oltre organizzando eventi con intenti solidali e continuando a lavorare al progetto di una Maratona a Baghdad, progetto che sta crescendo e che speriamo possa essere il vero catalizzatore dell’attenzione che merita!
Nicola Visconti